GLI ALTRI SIAMO NOI

La legge degli specchi spiegata con un esempio

Un paio di giorni fa ho riascoltato per caso Gli altri siamo noi, la bella canzone di Umberto Tozzi, che mi ha fatto riflettere sulla profonda verità contenuta nel testo e soprattutto nel titolo. L’associazione di idee con la legge degli specchi è stata immediata e ho deciso di scriverci un post. La frase gli altri siamo noi è di fondamentale importanza per la comprensione di particolari reazioni che abbiamo in presenza di alcune persone che ci dis-turbano, che hanno modi di fare e di dire che scatenano reazioni emotivamente forti. Il perché ci succede questo è uno solo: quella determinata persona è uno specchio in cui ci guardiamo e che ci mostra un determinato atteggiamento che fa parte di noi e che non ci piace affatto. Ecco perché la reazione emotiva è così forte, perché ci riconosciamo proprio in quell’essere umano che ci dis-turba tanto.

I motivi di tale turbamento sono tanti e molto complessi ma alla base di tutto c’è una ragione molto semplice: in qualche modo ci riguardano. Se il nostro vicino è sgarbato e il suo modo di fare ci fa sentire profondamente indignati, offesi o ci fa arrabbiare un po’ troppo vuol dire che tocca le corde più profonde del nostro essere. Probabilmente riconosciamo nel suo atteggiamento la nostra mancanza di gentilezza verso il nostro prossimo oppure sentiamo di aver subito tale mancanza. Forse abbiamo trattato male, e magari continuiamo a farlo, qualcuno o siamo (stati) trattati male reiteratamente, per questo reagiamo in modo così forte. Come si dice
spesso, la mettiamo proprio sul personale, e lo è davvero.

Che fare quando ci troviamo davanti a uno “specchio” che riflette qualcosa di noi che non ci piace o che è particolarmente dolente? Intanto è meglio fare un bel respiro, contare fino a 10 e non recitargli in ordine sparso tutte le parolacce che sappiamo o lanciargli addosso la prima cosa che abbiamo sotto mano. So che sarebbe molto gratificante ma molto poco utile. Proviamo invece a fermarci a riflettere un momento e prendere atto di quello che ci sta succedendo, senza giudizi né critiche, ed essere grati a quella persona che ci infastidisce o dis-turba così tanto perché ci sta mostrando un lato sgradevole della nostra personalità sulla quale possiamo intervenire e lavorare, che possiamo modificare, per crescere e diventare persone migliori.

Quindi, sembra paradossale ma non lo è, quando ci infuriamo, ci indigniamo, ci sentiamo particolarmente offesi da un atteggiamento, un’azione o una frase, facciamo un bel respiro, sotterriamo l’ascia di guerra e ringraziamo mentalmente la persona che l’ha compiuta o pronunciata perché ci sta mostrando qualcosa di molto importante che appartiene alla nostra sfera emotiva e sulla quale dobbiamo riflettere e intervenire. Ci troviamo soltanto davanti a uno specchio che riflette la nostra immagine che ogni tanto può anche non piacerci.

SOGNO O SON DESTO?

I sogni sono desideri di felicità

… l’hai riconosciuta? È la canzoncina che canta Cenerentola appena sveglia, con gli uccellini e i topolini che le fanno il coro. Come al solito uso le parole di una canzone per introdurre l’argomento del mio post:il sogno ad occhi aperti come mezzo per fuggire dalla realtà.
Spesso mi succede di lavorare con il theta healing proprio su questo argomento con persone che non sono felici della propria vita, da nessun punto di vista. Va tutto male, lavoro, affetti, amicizie e chi più ne ha più ne metta, e quindi per poter sopravvivere, anzichè trovare la forza e la motivazione per lavorare su se stessi al fine di cambiare la loro realtà, si rifugiano nel sogno, creando una sorta di realtà parallela in cui poter dipingere la loro vita con i colori che più desiderano.

Il loro mantra è: sarebbe bello se… e via con l’immaginazione che crea una realtà meravigliosa che non esiste ma che li fa andare avanti, dà la forza di sopportare quella orribile che si ritrovano a vivere. Non c’è nulla di male a sognare a occhi aperti, anzi. Immaginare una vita migliore, la propria vita ideale, anche nei minimi dettagli, è uno strumento potentissimo per attirare tutto ciò che si desidera, a patto che ci si muova in quella direzione e si creda fermamente che le cose possono cambiare.

Ma coloro che sognano indefessamente a occhi aperti, e creano la loro realtà perfetta, sono inconsciamente convinti, e spesso anche consciamente, esattamente del contrario: tutto ciò che desidero non succederà mai e duqnue è perfettamente inutile anche solo tentare di fare qualcosa per ottenerlo. Mai e poi mai riuscirò a trasformare la mia realtà nel sogno tanto ambito. E’ troppo difficile, troppo coplicato, lui non cambierà mai, tanto figurati già lo so cosa dirà il mio capo ecc.. ecc.. Invece lì, nel mio mondo, nel sogno, lì sì che tutto è possibile! E’ così bello il mio mondo di sogno che non vedo l’ora di ritornarci!

Il sogno diventa così un salva-vita e una boccata d’aria fresca; ma purtroppo, e questo è il limite, diventa anche una trappola; eh sì, perché aiuta a sopravvivere, è vero, ma impedisce di stare nel qui e ora, e toglie il mordente e la necessità di cambiare a tutti i costi la vita che abbiamo. Rimanere nel limbo dei desideri è più facile che tentare di realizzarli,è più facile che rimboccarsi le maniche e lavorare su di sé per cambiare i propri schemi mentali, sciogliere i propri blocchi e le proprie resistenze fino ad arrivare a cambiare dentro di noi e di conseguenza attirare una realtà diversa da quella precedente. E certo tutto questo comporta che ci si metta in gioco sul serio e che ci si provi davvero, e che ci si creda profondamente, ma spesso fa paura e così meglio tornare a sognare e tenersi la vita che si ha.
E allora?
E allora date forma, colore e vita ai vostri sogni ad occhi aperti, e dopo aver dipinto la vita che volete, iniziate con forza, coraggio e determinazione a lavorare su voi stessi, con gli strumenti o le terapie che più ritenete essere nelle vostre corde, per sciogliere e eliminare i blocchi inconsci, le convinzioni limitanti o i traumi subiti, che vi imprigionano nelle vostre sovrastrutture e vi impediscono di essere liberi e di trasformare la vostra realtà in ciò che più desiderate!

Perché cari amici, la vita vera,che ci crediate o no, è molto ma molto più stupefacente di quella sognata credete a me!

DIVERSO DA CHI?

Sentirsi diversi dagli altri

Il titolo di questo post è anche quello di un film molto divertente e si presta perfettamente a introdurre l’argomento che voglio affrontare oggi: il sentirsi diversi dagli altri. Chi ha questo tipo di percezione non si sente integrato né in sintonia con tutti gli altri e a volte fa fatica a stabilire rapporti di qualsiasi genere e anche a comunicare perché pensa di essere su un piano differente che non permette di comprendere o di essere compresi. Questa convinzione provoca una grande frustrazione, ci si sente soli e isolati, esclusi ed emarginati. Si pensa di essere fuori dal coro e dal gruppo, estromessi.

Una delle mie pazienti ne è l’esempio lampante: M. ha tante capacità, un sacco di doni interiori che le permettono di realizzare molte cose belle ma proprio in virtù di queste qualità si sente diversa, a disagio, fa fatica a trovare persone che siano sulla sua stessa lunghezza d’onda. E quindi cosa fa? Cerca di annullare, appiattire addirittura far scomparire queste caratteristiche per omologarsi agli altri, per non sentirsi diversa, per essere accettato dal gruppo. Dalla società. Non dice: -Ma che bellezza che sono così e che sento in questo modo e che faccio bene le cose che mi piace fare!- Al contrario è certa di essere sbagliata, mai nel posto giusto e al momento giusto; o si sente un’aliena tra gli Umani o l’unica Umana in un pianeta alieno. E,per quanto non veritiera sia, non è una bella sensazione.

Così ho iniziato a lavorare con M. su questo concetto usando una metafora che l’ha entusiasmata, perché le ha permesso di capire come stanno davvero le cose, e quindi di cambiare il suo atteggiamento e di conseguenza la sua realtà. La visione che le ho dato è la seguente: immagina un campo di margherite bianche in cui ce n’è soltanto una blu. È chiaro che il fiore colorato spicca su tutti gli altri e si nota di più, ma soprattutto sembra che sia l’unico diverso. Ma non è la verità. Intanto sono tutti fiori e, per di più, tutte margherite. In secondo luogo, le centinaia di margherite bianche che sembrano tutte uguali, sono in realtà diverse una dall’altra: alcune sono più alte, altre più basse, qualcuna ha sei petali e altre ancora otto, in alcune il bottone centrale sarà giallo più chiaro, in altre più scuro. E così via. Questo vuol dire che non è la margherita blu a essere diversa da tutte le altre ma ciascuna margherita è differente, unica e irripetibile.

Lo stesso succede a noi. Nel momento in cui scopriamo e interiorizziamo questa profonda verità, ci rendiamo conto che la diversità non è altro che il proprio modo di essere e che ognuno di noi ha il suo e può usarlo nel miglior modo possibile, senza tentare di adattarlo a quello degli altri. Se tentiamo di negare noi stessi e la nostra essenza più autentica, rischiamo di dimenticare chi siamo e di perdere il nostro potere personale, correndo il rischio di essere schiacciati dal potere degli altri. Soffocati da chi ci circonda. Ma spesso si preferisce agire in questo modo. Piuttosto che sentirsi esclusi, si preferisce omologarsi perché ci si sente al sicuro, appartenere a un gruppo o ad una moltitudine è rassicurante, staccarsene è inquietante e produce solitudine e isolamento. Ma non è vero, è del tutto falso, perché proprio come accade nel campo di margherite, anche all’interno della moltitudine, ognuno è diverso dall’altro, ognuno è una creatura unica, irripetibile e speciale a modo suo.

Ed ecco che, quando si metabolizza davvero questo concetto, quando si scopre che questa è la verità, come per magia la diversità cessa di essere divisione e diventa quello che è in realtà: unicità molto preziosa. Si comprende inoltre che non esiste separazione alcuna tra noi e gli altri, che siamo un tutt’uno e siamo profondamente interconnessi. Ti ricordi Matrix? Il film, intendo. Neo a un certo punto riesce a vedere la verità, a guardare la realtà che lo circonda nel modo giusto, e si accorge che è fatta di energia,che nel film è rappresentata da numeri, un’infinita serie di numeri tutti diversi tra loro ma pur sempre numeri.

Noi siamo esattamente così, un’enorme unica Energia che si muove, si scambia ed è viva e vibrante. Siamo tutti Uno e, proprio come nella bella canzone di Francesca Michelin, non c’è nessun grado di separazione tra di noi.

PAURA E AMORE – Seconda parte

Seconda parte

Questo post è strettamente legato al precedente, parla sempre dell’amore come antidoto alla paura, ma c’è un ma che fa un’enorme differenza. Le paure di cui ti ho parlato la volta scorsa sono conclamate, riconosciute socialmente e riconoscibili emotivamente: la paura dell’altezza, di volare, dei luoghi troppo chiusi o troppo aperti e chi più ne ha, più ne metta. Al contrario, le paure che sono al centro di questo post sono difficilmente riconosciute e riconoscibili, misteriose e un po’ infide. Perché la mente le nasconde così accuratamente che è spesso arduo portarle alla luce. Ma, come sempre, non impossibile. Come al solito ti racconto una storia che spiega al meglio quello di cui sto parlando.

Una delle donne con le quali lavoro, e che chiameremo M, ha due talenti naturali e dopo varie e svariate vicissitudini personali e professionali, ha avuto l’idea di usarli entrambi in un nuovo lavoro. Una di queste due cose era precedentemente un business creativo che le aveva dato molte soddisfazioni a livello umano ma non economico, l’altra era una passione che coltivava da sempre ma soltanto come piacevole attività casalinga. La nuova attività, benché M la svolga molto bene, con amore, passione e serietà, ha avuto la stessa sorte della prima: grande soddisfazioni personali e umane ma niente successo vero e scarsi guadagni.

Dopo diverse sessioni durante le quali lei si è sfogata, ha pianto, mi ha detto mollo tutto e basta, dopo scavi su scavi è venuto fuori che M non aveva successo, che, come dice lei, non era ancora ricca e famosa, perché aveva paura di diventarlo. Sì, aveva un sacro terrore di avere fama, successo e soldi. Naturalmente prima di capirlo abbiamo lavorato tanto e quando questa verità è saltata fuori, M era davvero turbata. Perché? Mi ha chiesto. Dimmelo tu, le ho risposto. Dopo tanto altro lavoro, M ha tirato fuori dalla parte più profonda di se stessa che il pensiero di diventare ricca e famosa, la faceva sentire in colpa. Ma non solo, temeva di rimanere sola, isolata, bandita dalla sua famiglia e dai suoi amici.

M, come tantissime persone, aveva due timori che sono uno l’opposto dell’altro: la paura di non raggiungere mai il successo e la paura di ottenerlo. Il che la faceva rimanere spesso e volentieri al palo, oppure le faceva fare tre passi avanti e due indietro. Con M ho quindi dovuto lavorare sulla convinzione erratissima (ricordati che la mente mente di continuo) che diventare ricca e famosa, e magari andare in giro, in Italia o all’estero, a promuovere o a svolgere la sua attività, l’avrebbe resa ingrata nei confronti di tutti coloro che l’hanno sostenuta nei momenti difficili. Che li avrebbe abbandonati fisicamente e che quindi sarebbe stata egoista e irriconoscente.

In più, era certa che fama, fortuna e soldi l’avrebbero trasformata in una persona diversa, con frequentazioni diverse e che di conseguenza i suoi amici e parenti non l’avrebbero più riconosciuta come facente parte del loro entourage sociale e l’avrebbero rifiutata e abbandonata. Partendo dal presupposto che la maggior parte delle persone pensano che chi nasce tondo non può morire quadrato, il discorso di M non fa una piega, anzi è socialmente accettato e supportato. Solo che non è vero che se la tua vita cambia del tutto e in meglio, da tondo devi necessariamente diventare quadrato. Puoi rimanere tondo, continuare ad avere a che fare con persone tonde e frequantare, per mille motivi, anche persone quadrate, rettangolari o triangolari. Senza sensi di colpa, abbandoni e trasformazioni radicali e dolorose. Credo che questo esempio abbia reso bene quello che intendevo spiegarti.

Per concludere, non avere paura di essere felice e di avere successo e se ce l’hai usa l’antidoto: l’amore. Verso te stessa, verso il tuo lavoro, le tue passioni, i tuoi talenti e sì, la tua famiglia e i tuoi amici. Se tu sarai veramente felice, lo saranno anche loro. E no, non ti abbandoneranno e non li abbandonerai. Questa è una convinzione sbagliata della mente che, da un lato, vuole proteggerti ma dall’altro rallenta il tuo cammino e la tua crescita, perché è più comodo e meno faticoso rimanere nella medocrità. Ci sono meno rischi e meno problemi.

Ma come ho detto prima la mente mente. Quindi, non darle retta e buttati, fai fisicamente il primo passo verso il successo, la fama e il denaro e qualsiasi altra cosa che desideri. Verso la tua felicità, qualunque essa sia.

VISUALIZZAZIONE CREATIVA

Per raggiungere i tuoi obiettivi

La visualizzazione è uno degli strumenti più efficaci e necessari al raggiungimento di un obiettivo. Ognuno di noi visualizza continuamente nella propria realtà, ma non ne è consapevole. Quindi si tratta solo di prendere consapevolezza di una cosa che facciamo già in modo del tutto spontaneo e naturale.

Partiamo dalla definizione del dizionario per cui visualizzazione significa operazione di rendere visibile qualcosa o di rappresentare per immagini. Quindi in effetti, quando parlo di visualizzazione intendo creare mentalmente l’immagine di una meta o un obiettivo nel modo più realistico possibile.

Realistico non significa solo che deve essere reale e veritiero per te ma anche che devi credere profondamente in ciò che stai visualizzando. Devi credere di poter riuscire a ottenerlo, di essere capace di raggiungere la meta. L’immagine che crei mentalmente, qualunque essa sia, deve essere il più possibile ricca di dettagli, devi dare vita alla forma, al colore, al suono, devi sentire la sensazione, il trasporto e l’emozione che provi, sia fisicamente che emotivamente, al pensiero di raggiungere tale obiettivo.

Devi usare tutti e cinque i sensi nella tua creazione mentale, tanto da avere la sensazione di vivere in prima persona l’immagine che crei nel momento esatto in cui la crei, proprio come nella vita reale, quotidiana.

La prima cosa che devi fare per riuscire a visualizzare in modo corretto ed efficace è sgombrare la tua mente dal fastidioso cicaleccio dei preconcetti e dei limiti che ti hanno finora sbarrato ogni possibilità di riuscita, e rilassarti profondamente. Poi devi iniziare a pensare alla situazione che desideri raggiungere, fino a vederla e “sentirla” fisicamente, sempre senza il minimo giudizio.

Questo significa che durante la visualizzazione devi abbandonarti alla spontaneità e accogliere qualsiasi immagine si presenti, senza giudicarla o senza cacciarla via perché sarebbe un atto di forza. Anche se arrivano immagini che non hanno nulla a che fare con la situazione desiderata, le devi accogliere e lasciarle svanire da sole, per poi riprendere la tua visualizzazione. In questo modo crei un processo fluido e armonioso di immagini che piano piano prendono forma dando vita alla meta che desideri raggiungere. È un po’ come quando sogni ad occhi aperti.

Tutti siamo capaci di fantasticare su qualcosa che desideriamo, è un processo mentale molto naturale e semplice che mettiamo in atto senza sforzo. Facciamo un esempio: hai voglia di un bel cono gelato bigusto con tanta tanta panna montata, ne hai così voglia che nel momento stesso in cui hai espresso il tuo desiderio la tua mente non solo ha visualizzato il cono gelato desiderato, ma hai persino l’acquolina in bocca.

E anche se non lo hai ancora fisicamente visto con gli occhi o tenuto in mano o assaggiato, sei in grado di descrivere esattamente per filo e per segno come è quel cono gelato e che sapore ha. Questo è possibile perché, senza accorgertene e con estrema naturalezza, lo hai visualizzato nella tua mente. E lo hai visualizzato perché lo hai desiderato.

Alla base di una meta da raggiungere, di un obiettivo da realizzare, di qualcosa da ottenere (compreso l’uomo o la donna dei tuoi sogni), c’è sempre un grande desiderio, che è la forza motrice della visualizzazione. L’assoluta consapevolezza che riuscirai a realizzare quello che vuoi, che te lo meriti e che ne sei all’altezza, farà il resto. In questo modo, quando visualizzerai l’oggetto o la situazione dei tuoi desideri, ti sentirai come se lo avessi già.

Ammetto che sentirsi così non è sempre facile ma ci si riesce con un po’ di esercizio, ed è anche molto divertente. Devi giocare a far finta che… proprio come quando eravamo bambini e giocavamo alle bambole o ai cowboy e gli indiani. In quei momenti eravamo davvero delle mamme, il bambolotto era davvero nostro figlio e riuscivamo a vivere quella realtà come se fosse vera. Così come eravamo Toro seduto o il generale Custer nel vero senso della parola. Ci sentivamo loro, agivamo come se fossimo loro e creavamo ancora una volta quella realtà. Senza nessuno sforzo.

Devi crederci, devi sapere che è vero e che riuscirai a realizzare tutti ma proprio tutti i tuoi sogni. Tutto è possibile se hai la consapevolezza di poterlo ottenere e realizzare. Se la parte più profonda di te non ha il minimo dubbio, quella cosa, quella situazione o quella persona è già tua. Devi soltanto aspettare che si manifesti nella realtà. E più visualizzi di averla già, e più in fretta arriva.

LASCIA CHE SIA

Testimonianza di una rinascita

Questo è un post anomalo perché non lo ha scritto Marika, è una testimonianza, troppo piccola per la grandezza di quello che c’è dietro, di come le cose possano cambiare da un momento all’altro e dei piccoli miracoli che accadono quando sei nel flusso, quando lasci che la vita ti sostenga e ti abbandoni ai meravigliosi e misteriosi progetti che l’Universo ha in serbo per te. E’ un piccolo racconto di quanto mi è successo da quando ho cominciato a lavorare con Marika.

Innanzitutto mi presento: mi chiamo Maria, ho 53 anni, sono una scrittrice e una social e personal chef, una cuciniera narrante insomma. Quattro anni fa la mia vita è cambiata radicalmente, in effetti mi è proprio esplosa in mano nel giro due minuti scarsi. Mio marito mi ha lasciata dopo 16 anni, nel giorno del nostro anniversario (prima però ha mangiato) e dopo tre giorni è andato via da casa. Avevamo seri problemi economici, io non lavoravo e la sua occupazione era a rischio, non potevamo permetterci di pagare due affitti. Così ho deciso di tornare a Palermo anche perché a Milano, dove abitavamo, non avevo proprio più niente da fare.

La mia famiglia mi ha accolta con immenso amore e ha creato attorno a me un cordone di protezione e assistenza incondizionata e granitica. Avevo una casa dove stare, non pagavo neanche le bollette, ma non avevo un lavoro. In più, proprio in quei mesi terrificanti, mia madre è entrata in coma e se n’è andata lo stesso giorno del mio ritorno a casa. L’ho salutata e l’ho lasciata andare, da papà. Il dolore per l’abbandono di mio marito era devastante, mi ricordo solo lacrime e disperazione, un calvario che durava 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Ma piano piano, molto lentamente, grazie anche alla meditazione e al percorso spirituale che avevo cominciato qualche anno prima, il dolore è andato via.

Però ero (e a volte sono ancora) piena di rabbia, mi sentivo offesa, indignata, umiliata e molto incazzata. Ed ero senza lavoro e senza una lira. Se non mi avessero accolta, accudita, nutrita e vestita, potevo andarmene sotto un ponte. Non sapevo chi ero, che cosa volevo fare, che strada prendere, ero frustrata, impaurita e tanto infelice. Poi, grazie a un’amica comune, ho incontrato Marika, era la quasi primavera del 2015, e abbiamo cominciato a lavorare insieme col Theta Healing. Beh, non è stato (e non lo è tutt’ora) facile e a volte per nulla piacevole, ma non ho mai smesso di lottare per diventare quella che sapevo ero destinata a essere.

Abbiamo rimosso blocchi psicologici e traumi ancestrali, abbiamo scovato auto-boicottaggi e sventato auto-complotti che mi impedivano di amare e lasciarmi amare, di avere il successo che sapevo, e so, di meritarmi, come chiunque altro su questa Terra. Marika mi ha insegnato a stare nel flusso, a farmi sostenere dalla vita, a riconoscere i piccoli, ma spesso eclatanti, segnali che ci invia l’Universo per farci comprendere che siamo sulla strada giusta. Ad ascoltare la voce del mio Sé superiore, della mia anima, che non sbagliano mai, a decifrare i messaggi del mio corpo, che quando è sì è sì ma quando è no è no. Punto e basta.

Le cose hanno cominciato a muoversi: la mia attività di social chef è cresciuta, quest’estate ho lavorato tanto con i turisti e un editore mi ha chiamata per pubblicare il mio libro. Ero molto contenta, è stato un agosto bellissimo. Ma all’improvviso è finito tutto. Niente più cene, l’editore è sparito e io ho smesso completamente di lavorare. Zero tagliato. Ma non ho mollato e Marika era sempre al mio fianco. Mi ha accompagnato attraverso questa nuova fase e abbiamo continuato a lavorare per capire cosa stessi facendo, ancora una volta, per impedirmi di essere felice. Perché stessi rifiutando abbondanza e successo. Ho versato altre lacrime, mi sono arrabbiata, mi sono messa nuda davanti a lei e a me stessa, ho strapazzato il mio ego e accarezzato la mia anima. Ho pregato, meditato e non ho smesso mai di crederci.

Ho finalmente terminato un romanzo che avevo lasciato in asso e ho ri-scoperto quanto mi piaccia scrivere, quanto abbia nel DNA la voglia di raccontare storie e quanto le persone le amino. Così ho capito che il libro che doveva uscire non era quello prescelto dell’editore fantasma, ma quest’ultimo. Questa consapevolezza, questa scelta mi ha dato una grande energia e mi sono resa conto che ero io e solo io che non volevo quella casa editrice. Mi sono centrata e concentrata e, benché abbia già pubblicato tre romanzi, ho deciso di ricominciare d’accapo, come una perfetta sconosciuta e di mandare il mio manoscritto a tutte le case editrici che mi piacciono davvero e con cui vorrei pubblicare il mio libro. Sto aspettando che finiscano le vacanze anche perché qualcosa mi dice che nel frattempo potrebbe succedere un altro piccolo miracolo.

Ma torniamo alla cucina, un bel giorno di novembre mi hanno chiamato per cucinare su un caicco meraviglioso, ormeggiato in un posto splendido, 12 ospiti tra i quali una chef nonché ristoratrice di New York. E’ stata un’esperienza illuminante che mi ha finalmente fatto prendere coscienza delle mie capacità e risorse. Ho ricevuto tanti complimenti e piantato tanti semini per il futuro. In quei giorni sono anche riuscita a recuperare dei soldi che mi doveva una persona e ho deciso di occuparmi personalmente delle mie “cose”, gradevoli o sgradevoli che fossero, senza delegare più nessuno. Ho smesso di fare lo struzzo. Poi sono partita per Bologna, per trascorrere il Natale con le mie figlie. Il giorno dopo il mio arrivo, la batteria del mio telefono è morta, aveva un’autonomia di appena due ore. Mi sono informata in un negozio e mi hanno detto che sostituirla costava 50 euro.

Ho guardato il cielo grigio e ho lanciato il mio solito e tacito messaggio: “Pensaci tu”. La notte tra il 24 e il 25 dicembre ci siamo scambiate i regali e, oltre al libro che desideravo, c’era anche un gratta e vinci. Ho vinto 50 euro e l’indomani la batteria ha ripreso a funzionare normalmente. Ero basita, felice e grata. Ma non è finita qui! L’indomani mia cognata mi ha chiamato per farmi gli auguri e ne ha approfittato per commissionarmi il cenone dell’ultimo dell’anno: 50 persone (il cinquanta ricorre, mi sa che mi devo giocare ‘sto numero!). Non ho mai cucinato per tanta gente, il mio massimo era stato di 30, e avevo un aiuto, ma l’ho fatto, da sola. Sono stata ai fornelli per 18 ore consecutive, prima a casa mia e poi nella cucina della casa dove si sarebbe svolta la festa. Ho cucinato per grandi e piccini, ho chiacchierato, riso e fatto ridere, ho intrattenuto tra una portata e l’altra. E’ stato bello ma soprattutto è stato un gran successo. Altri semini magici per il futuro.

Ecco, questo è la storia che volevo condividere con te, i piccoli ma grandi miracoli che mi sono accaduti grazie al percorso che sto facendo con Marika. Non smetterò mai di ringraziarla ma anche di ringraziare me stessa. Perché alla fine la verità pura e semplice, ma così difficile da accettare, è che arriva tutto quello che vogliamo e quello che non arriva siamo noi a tenerlo lontano. La cosa più difficile è capire e scoprire perché. Non voglio più avere paura di ricevere ciò che merito, il contrario dell’amore è la paura, non l’odio, e io desidero che la mia vita sia piena di amore, grazia e armonia. Voglio diventare, e restare fino alla fine, la persona che sono destinata a essere. Me stessa. Voglio continuare a credere nei miracoli e nella magia dell’Universo e restare nel flusso della vita che so che non smetterà mai di sostenermi e proteggermi.

La frase: “Bisogna credere per vedere e non vedere per credere” è il mio motto, granitico e incondizionato, la mia parola d’ordine, il mio mantra.

E quando, durante il mio percorso, prenderò qualche scivolone, perderò temporaneamente la rotta o sbaglierò strada, non sarà grave, fa parte del “gioco”. Mi rialzerò, ritroverò la rotta e la via. Con l’aiuto, la grazia e l’illuminazione di Marika.

LIBERTÀ E VERITÀ DI ESSERE SE STESSI

Ma la libertà di fare cosa? E quale verità? Ti domanderai.

Ecco, per spiegarlo ti racconto un aneddoto che ho vissuto in prima persona, insieme a mio marito, perchè è il modo migliore per mettere a fuoco cosa si cela dietro queste due parole meravigliose. Era un sabato di 5 anni fa e stavamo pranzando. Lavoravamo entrambi per la stessa azienda e le cose andavano abbastanza bene ma non eravamo affatto contenti, soddisfatti, completi e compiuti. Però non ce lo dicevamo, forse per paura che uno potesse dire all’altra (e viceversa): “Ma stai sempre a lamentarti?!” Così andavamo avanti, tacendo e subendo la vita. Ma durante quel pranzo di quasi estate, abbiamo avuto il coraggio di squarciare quel velo. Ci siamo guardati in faccia, ci siamo chiesti se fossimo davvero contenti e tutti e due abbiamo risposto no!

L’indomani mi sono svegliata con una nuova, chiara consapevolezza, volevo (dovevo… me lo dovevo) fare quello che davvero mi piaceva e la cosa incredibile è che non avevo più paura di come avrei fatto a pagare le bollette, comprare le scarpe a mia figlia o pagare l’assicurazione della macchina. Perché sapevo che ero sulla strada giusta e che non stavo rischiando nulla. Se non di essere veramente felice. Ed eccomi qua a scrivere un post su questo argomento, perché la cosa che mi rende veramente felice è fare questo lavoro.

Quella mattina ho scelto di essere me stessa, di essere libera dalla paura, dalle sovrastrutture sociali ed economiche, dai giudizi e dalle bollette ma sono riuscita a farlo soltanto perché ho scelto la verità, mi sono detta che sono nata per fare questo lavoro e che qualsiasi altra cosa avessi intrapreso non sarebbe andata bene. Per me naturalmente. Mi rendo conto che non è facile, per mille motivi, ma è l’unica strada per riappropriarsi di se stessi, della parte più profonda di te e della tua vita.

Dirsi bugie, mentire a se stessi, è molto più facile di quanto pensi, soprattutto se ti stai tacendo una verità scomoda che metterebbe la tua vita, e quella di chi ti sta attorno e ami, a soqquadro. Mio marito e io, quel giorno, abbiamo deciso di smettere di dire, e di dirci bugie, di abbracciare la verità che stava dentro di noi, di essere finalmente consapevoli di chi fossimo e di cosa volessimo fare. Ora che ci ripenso sorrido, è stata una scena molto comica, quasi surreale, ma che ha cambiato la nostra vita. In fondo quel giorno siamo quasi rinati.

Scegliendo di dirti la verità su quello che sei e che desideri veramente ottieni la libertà di metterlo in atto e una volta che cominci, ti rendi conto di quanto quella verità fosse… vera! E’ una sorta di circolo virtuoso perché la verità rende liberi di scegliere la verità stessa. Bello no? Naturalmente questo è il mio punto di vista, nato anche dalla mia esperienza personale, ma posso assicurarti che ha funzionato e continua a funzionare. E non soltanto per me e per mio marito. Anzi sospetto che potrebbe portare tanti bei frutti anche a te. Se è difficile? Diciamo che non è facile, ma quanto ne vale la gioia! Cosa rischi te l’ho già detto, molto probabilmente di essere veramente felice.

PAURE E AMORE – Prima parte

Prima parte

Qualche tempo fa ho condiviso un’esperienza molto importante con mia figlia: una giornata in un campo avventura. C’erano tanti altri bambini con i rispettivi genitori e, imbracati tutti come salami, dovevamo attraversare ponti sospesi sul nulla, volare da un albero all’altro come Tarzan e Cita e affrontare prove di “coraggio” come novelli Indiana Jones. Io soffro di vertigini, temo l’altezza, ed ero terrorizzata. Nonostante le cinghie e l’imbracatura fossero solide e resistenti, davvero a prova di bomba, ero certa che mi sarei schiantata al suolo e sì, sarei morta. Pensiero del tutto irrazionale, lo so, ma non potevo farci nulla la paura mi ottenebrava la mente e riuscivo a pensare soltanto che non ce l’avrei fatta e non ne sarei uscita viva.

Quindi, per un attimo, ho pensato (e deciso): io questa cosa non la faccio. Figlia o non figlia, non la faccio e basta altrimenti muoio. Ma l’attimo dopo ho incontrato lo sguardo della mia bambina, un po’ impaurito ma assolutamente determinato a viverla quell’avventura, e soprattutto pieno di aspettative nei miei confronti. Lei voleva coraggio da me, da me che in quel momento ero un coniglio tremante che aveva deciso di mollare. A quel punto però è successa una cosa incredibile e meravigliosa: la tacita richiesta nei suoi occhi, la sua espressione di fiducia nei miei confronti hanno fatto (finalmente) emergere il solo e unico potentissimo antidoto contro la paura. L’amore. Il mio amore per lei ha fatto il miracolo, ha eliminato il terrore, ha snebbiato e risvegliato i miei neuroni e ho affrontato il percorso che tanto temevo. E’ andato tutto bene, non sono morta e, devo confessare, che ci siamo divertite molto.

Ti ho raccontato questo aneddoto perché ognuno di noi ha tante ma tante paure, c’è chi come me teme l’altezza, chi soffre di claustrofobia, chi non osa farsi il bagno al mare o chi dorme con la luce accesa. Ma ogni tanto ci si scontra con questi timori, a volte dobbiamo per forza confrontarci con loro. A quel punto scoppia il panico, la mente si chiude, tutti i sensi si ottenebrano e riusciamo a pensare soltanto che no, non ce la faremo mai, che succederà qualcosa di tremendo, perfino la perdita della vita. Che poi non sia affatto vero, che sia irrazionale e anche assurdo, è del tutto irrilevante. In quel dato momento ci crediamo in modo assoluto, è il terrore a comandare e a paralizzarci, mentalmente e fisicamente. Ebbene, l’unico modo per sconfiggere qualsiasi tipo di paura è l’amore. Per noi stessi, per un’altra persona, per il nostro animale domestico o per la vita in sé.

L’amore elimina la paura e fa nascere il coraggio di attraversare un cunicolo anche se siamo claustrofoboci, di fare un volo transoceanico benché temiamo di salire su un aereo e di buttarci a mare nonostante il terrore dell’acqua. Situazioni che è del tutto possibile vivere e affrontare, non di status estremi di reale pericolo, ma quando si ha paura, qualsiasi situazione diventa estrema e noi ci sentiamo realmente in pericolo anche di vita. L’amore riaccende il coraggio nascosto dalla paura e ci fa dire che andrà tutto bene, che non può accadere nulla di terribile e che sì, ce la possiamo fare. E ce la faremo!

E quindi, apriamo il cuore all’amore e amiamo la vita!

COME CANNE AL VENTO

Ovvero l’importanza di essere resilienti

Il titolo del libro di Grazia Deledda, Canne al vento, è perfetto per introdurre l’argomento di cui ti voglio parlare e quindi l’ho scelto anche come titolo del post. Qualche giorno fa una mia paziente mi ha detto che ha deciso di cominciare a vivere seguendo una sorta di parola d’ordine: no resistenza. Ha aggiunto che non vuole più resistere alla Vita e a tutto ciò che la Vita stessa ci porta, vuole abbandonarsi al flusso dell’esistenza, deporre le armi e non lottare contro ciò che le succede e le succederà. Vuole essere un giunco, una canna al vento. Vuole vivere seguendo la resilienza. E che sarà mai ‘sta resilienza? Leggi un po’ che meraviglia:

“La resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. La persona resiliente reagisce con tolleranza alla sofferenza e, invece di soccombere o lamentarsi con enfasi amplificando il problema, la usa a suo vantaggio e trae forza dalla sua impresa direzionando le sue energie verso cambiamenti risolutivi e praticabili.”

L’esempio perfetto per descrivere una persona resiliente è proprio quello del giunco o della canna che si piega sotto la forza del vento, delle intemperie, e poi torna a svettare ancora più forte di prima. C’è un’altra analogia che mi piace molto ed è quella della pallina di gomma. Sì, proprio una pallina di gomma (anche io da piccola ne avevo una) una di quelle morbide che quando le schiacci si deformano ma poi tornano perfettamente rotonde, pronte per essere strizzate, lanciate e deformate ancora una volta. Ma anche dopo la millesima sollecitazione, la pallina riacquista la sua forma originaria.

Resistere a tutto ciò che ci fa stare male, al dolore stesso, opporsi agli eventi negativi che inevitabilmente ci capitano nel corso della vita non solo non serve a nulla ma è controproducente. Produce proprio l’effetto contrario a ciò che vorremmo ottenere. E’ come remare controcorrente o voler far navigare una barca a vela controvento, non si va da nessuna parte e si rischia di rovesciarsi e finire in acqua. Il che non è affatto bello. Se invece smetti di resistere seguendo il flusso della Vita e, invece di disperarti, ti domandi quale lezione stai imparando e la usi per modificare ciò che non ti sta bene, cambia tutto davvero. E per sempre.

BODY AND SOUL

Un paio di mesi fa ho iniziato l’ennesima dieta; dico l’ennesima perché essere a dieta è sempre stata una costante della mia vita. Si perché, da che ho memoria, non ricordo di essermi mai accettata e trovata bella così come ero e, quando è così, poco importa se hai tanti o pochi chili da perdere, ciò che importa è che proprio non ti piaci.
Stavolta, però, a differenza delle altre volte, sta funzionando. Adesso sono nel flusso e la vita mi sostiene in questo percorso. Non è stata una passeggiata, e non lo è tutt’ora, perché ogni tanto faccio ancora fatica a lasciare andare i miei chili di troppo, però questa volta sto vedendo quei risultati che, durante le altre diete, erano pressoché scarsi.
Il fatto è che, molto spesso, essere in sovrappeso non dipende dall’alimentazione, da cosa o quanto mangi, ma dai blocchi, dalle ferite interiori e dai disagi emotivi che ci portiamo dentro. E non importa quante diete faremo o quanto sarà sano ed equilibrato il nostro modo di mangiare, ed è anche del tutto irrilevante se dimagrire è la cosa che vogliamo più al mondo. Falliremo tutte le volte, o a breve o a medio o a lungo termine.

A volte la dieta non funziona affatto, non dà alcun risultato, o se lo dà è proprio irrisorio. Altre volte funziona benissimo, perdiamo i chili in eccesso e raggiungiamo il peso forma. Dopodiché, quando siamo diventate esattamente come volevamo e abbiamo raggiunto il peso forma, ci rilassiamo sicure di avercela fatta e felici del nostro risultato, ma poi, dopo poco tempo, ecco riapparire tutti per intero, o quasi, i nostri chiletti salvagente. Questo succede proprio perché abbiamo solo lavorato a valle del problema e non a monte. Abbiamo semplicemente rimodellato il nostro corpo convinte che fosse quello il problema, ma abbiamo totalmente ignorato la vera causa che ha determinato e che continua a determinare il nostro sovrappeso.
La verità vera, nascosta, inconscia, profonda è che quei chili ci servono per proteggerci dal mondo.
Quella corazza così ingombrate, goffa e tanto odiata, è più utile che mai, soprattutto alla nostra sopravvivenza.
Sì, avete capito bene, proprio sopravvivenza, perché è così che il nostro inconscio la vive. Né più, né meno.

Lo so, l’ho provato e sperimentato sulla mia pelle. La dieta che sto seguendo adesso, e che mi ha prescritto una naturopata, sta dando dei risultati soddisfacenti perché, a differenza di tutte le altre volte, ho lavorato a lungo e con grande fatica sui miei blocchi interiori, sulle ferite e i traumi emotivi che mi tenevano imprigionata nella mia tanto odiata corazza e che mi impedivano di raggiungere il mio vero aspetto, quello più autentico. Benché essere in sovrappeso mi facesse sentire a disagio, ho imparato a conviverci e ad accettarlo sapendo benissimo che stavo usando i chili in eccesso come una sorta di schermo protettivo, come quello delle astronavi nei film di fantascienza.

Ma attraverso il lavoro giornaliero che ho fatto e faccio su di me, con l’aiuto di un’altra Theta Healer con la quale c’è uno scambio professionale, ho cominciato ad affrontare davvero e per la prima volta le mie vere paure, quelle nascoste, invisibili agli occhi e alla mente, paure che erano ormai diventate la base del mio modo di vivere, ma che mi portavano distante anni luce dalla vera me e dalla mia autenticità.

Non è stato facile per niente, ve lo assicuro. Una vera e propria impresa titanica. Sono caduta tante volte e mi sono rialzata determinata a farcela… e così è stato. A forza di insistere ho vinto io!

E così, una volta trovato il bandolo della matassa, ho cominciato a perdere peso, e ad andare verso la luce e la verità di chi sono. I chili superflui non mi servivano più perché non era più necessario indossare una corazza per proteggermi. Da cosa? Dipende dal trauma e dalla ferita che hai, a me servivano per passare inosservata, per non dare nell’occhio, per rimanere “invisibile”. Quando ho capito la motivazione di tutto ciò, e ho cominciato a lavorarci su, la mia forza interiore è cresciuta, alimentando il mio coraggio e la capacità di mettermi in gioco, di mostrare la vera me stessa, senza scudi, filtri o protezioni di sorta.

Come ti ho detto qualche riga fa, non è una passeggiata, ci vuole tanto impegno e una grande determinazione.

Ma puoi starne certa, guardarti allo specchio e riconoscerti per ciò che sei davvero, vederti per la prima volta autentica, splendente e semplicemente bella è una ricompensa così grande che merita tutta la fatica.

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